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Carta

Cosa SI

Carta,cartoncino e imballaggi in cartone puliti: scatole e scatoloni, confezioni in cartone e cartoncino per giocattoli e abbigliamento, scatole di scarpe, imballaggi in cartone, sacchetti in carta e cartoncino, vaschette in cartoncino per alimenti, giornali, libri, quaderni e riviste (senza parti adesive, metallo o plastica), portauova in cartoncino, cartoni per pizza senza residui di cibo.

Cosa NO

Tutto ciò che non è carta o cartone puliti, incluso pergamena, fazzoletti di carta usati, scontrini fiscali, carta da forno, cartoni per pizza con residui di cibo, cartaoleata, sacchetti in plastica.

Per saperne di più consulta il sito del Comieco


CHE COS’È LA CARTA

Carta, cartone e cartoncino sono materiali naturali che si ottengono dalla cellulosa.

Che cos’è esattamente?

La cellulosa è la componente fibrosa che si estrae dal legno. È una sostanza naturale, riciclabile e biodegradabile. Contiene la lignina, una sostanza che occorre eliminare in tutto o in parte nel fabbricare la carta perché è quella che conferisce durezza e rigidità al legno.

Per avere la carta che usi tutti i giorni c’è bisogno di due categorie di industrie: le cartiere (produttori), che producono carta partendo dalla cellulosa o dal macero di carta usata, e i trasformatori, le industrie che realizzano imballaggi, piegano, stampano tagliano la carta.

QUANDO NASCE

C’era una volta, quasi 2000 anni fa…

Potrebbe iniziare così la storia della carta. La sua nascita risale al 105 d.C. in Cina quando Ts’ai Lun ebbe l’idea osservando, in uno stagno adibito a lavatoio, le fibre che si staccavano dai panni per effetto dello strofinio e della sbattitura compiuta dalla lavandaia.

Ts’ai Lun raccolse delicatamente il sottile velo di fibrille formatosi nello stagno e lo pose ad essiccare. Si formò così un foglio di colore biancastro e di una certa consistenza, idoneo per la scrittura.

STORIA DELLA CARTA

Prima di allora, i documenti venivano scritti su bambù (molto pesante) o su seta (molto costosa). Il papiro degli Egizi fu l’antenato della carta. Si realizzava tagliando il fusto della pianta in varie strisce sottili, poi immerse in acqua.

Ancora bagnate, le strisce venivano disposte affiancate le une alle altre fino a formare un foglio unico. Al di sopra di questo primo foglio era depositato un secondo strato di fibre disposte in senso ortogonale alle precedenti e così via, fino a ottenere uno spessore consistente. Il tutto veniva compresso ben bene.

Secoli dopo nelle regioni più a nord, dove il papiro non riusciva a crescere, si usò la pergamena, una specie di tela ottenuta con pelle di pecora. Il nome pergamena viene dalla città di Pergamo dove venne prodotta per la prima volta.

Quando i Cinesi scoprirono la tecnologia per fabbricare la carta partendo dalla corteccia degli alberi, si capì subito l’importanza e il valore che aveva e la Cina mantenne a lungo il segreto. In Italia, fu la Sicilia la prima regione ad ospitare un impianto di produzione della carta, sotto il dominio islamico.

Bisogna attendere fino al 750 perché la carta esca dalla Cina quando il governatore del Califfato di Bagdad cattura due fabbricanti di carta cinesi per rubare i segreti della produzione di questo materiale ancora sconosciuto portandoli a Samarcanda.

In Italia, fu la Sicilia la prima regione ad ospitare un impianto di produzione della carta, sotto il dominio islamico.

Nel 1600, l’industria subisce una dura battuta d’arresto a causa della peste. La carta era infatti prodotta partendo dagli stracci ma, per fermare il contagio, venivano fatti bruciare, eliminando così, la materia prima per la produzione di questo materiale.

Sarà l’Olanda, nel 1800, a dare il via alla produzione della cellulosa dal legno, dopo che i tentativi con l’ortica, la felce, il luppolo e il mais diedero pochi risultati.

Nel 1880, fu inventato un procedimento che permetteva di ottenere anche una carta molto robusta: la carta Kraft, una vera rivoluzione per il mondo dell’imballaggio. Grazie alla pasta di legno, la produzione della carta diventò di massa, con la conseguente caduta di prezzo che la trasformò da prodotto di lusso a prodotto di largo consumo.

In Inghilterra, ad esempio, la produzione passò dalle 96.000 tonnellate del 1861 alle 648.000 tonnellate del 1900. I paesi ricchi di foreste come quelli scandinavi, il Canada e gli Stati Uniti diventarono i nuovi riferimenti del mercato.

Prima di quest’epoca, un libro o un giornale erano oggetti rari e preziosi e l’analfabetismo era enormemente diffuso. Con la graduale introduzione della carta economica, giornali, quaderni, romanzi e altra letteratura diventarono alla portata di tutti.

La carta offrì la possibilità di scrivere documenti personali e corrispondenza, non più come lusso riservato a pochi. Con la contemporanea invenzione della penna stilografica, della produzione di massa di matite, del processo di stampa rotativa, la carta ha avuto un peso notevole nell’economia e nella società dei paesi industrializzati.

LA FABBRICAZIONE: DAL LEGNO ALLA CARTA

La produzione della carta a partire dal legno avviene in quattro fasi:

1. Preparazione della pasta di cellulosa o della pastalegno. I tronchi d’albero tagliati giungono alla cartiera, passano nella scortecciatrice e vengono poi sminuzzati i pezzi molto piccoli, convogliati in uno speciale bollitore cilindrico, in cui il legno viene mescolato con una soluzione chimica acquosa, fino a produrre la pasta chimica.

I tronchi scortecciati possono però anche essere semplicemente triturati per fare la pastalegno. I risultati di queste operazioni vengono sbiancati, frantumati e fatti confluire nel raffinatore conico.

2. Preparazione dell’impasto L’impasto viene poi raffinato e passato al miscelatore: qui vengono aggiunte altre sostanze come caolino, colle o vernici in relazione al tipo di carta che si vuole ottenere.

3. Formazione del foglio. Così miscelata la pasta viene fatta colare su un sottile nastro traforato che si muove ad alta velocità mentre un aspiratore estrae la maggior parte dell’acqua. La pasta si consolida in un sottile strato pressato e asciugato.

4. Allestimento Il processo si conclude il passaggio attraverso una serie di cilindri alternativamente duri ed elastici per lisciare la superficie l’avvolgimento in bobine.

VIVIAMO IN UN MONDO FATTO DI CARTA!

Guardati intorno. Non noti qualcosa? Libri, giornali , quaderni, scatoli, fogli da disegno… cosa accomuna tutte queste cose? Semplice: viviamo in un mondo fatto di carta!

La carta è un materiale antico ma moderno. È rinnovabile e riciclabile, non inquina, esprime molta della modernità che si richiede oggi agli imballaggi.

Il riciclo della carta avviene da due tipi di materie prime: la raccolta differenziata cittadina da una parte, gli scarti industriali di cartiere e cartotecniche dall’altra.

La carta può essere riciclata fino a sette volte. Oltre, le fibre di cellulosa si deteriorano troppo.

La carta è il materiale leader dell’ecosostenibilità il cui processo di biodegradabilità richiede dalle 2 alle 3 settimane. Tutto, però, è relativo.

Un tovagliolo impiega 2 settimane

Un giornale rimane in vita per 6 settimane

Diverso è il percorso del cartone che impiega 2 mesi.

Disperdere nell’ambiente la carta vorrebbe dire non contribuire a reimmettere nel ciclo produttivo risorse preziose destinando così il materiale alla discarica.

Se ogni italiano avviasse a raccolta differenziata anche soltanto due scatole di cartoncino, un giornale, uno scatolone di cartone, un portauova e tre sacchetti di carta in più rispetto a quanto già fa, ciascuno di noi raccoglierebbe complessivamente 1 kg di carta ogni anno. Moltiplicando questo piccolo gesto per i quasi 61 milioni di cittadini italiani il risultato sarebbe impressionante.

Riusciresti ad immaginare la tua vita quotidiana senza carta, cartone e cartoncino?

A scuola per esempio, pensa ai fogli per le verifiche, quelli per i disegni, il libretto delle giustificazioni. Per non dire del diario da pasticciare, dei libri su cui studiare.

A casa, non ci sono forse la scatola in cartoncino di cereali e biscotti, il cartone con il latte o il succo di frutta, la fascetta dello yogurt e magari anche un bel sacchetto per il pane?

Insomma la carta fa parte della tua vita ma vediamo insieme quali sono i tipi di carta più comuni che esistono oggi.

Carta grafica

fogli per scrivere e stampare, carta da giornale, carta patinata e da disegno, carta termica

Carta da imballaggio

carta kraft, carta da pacchi, cartoncino, cartone per bevande, cartoni per uova

Carte speciali

carte per uso domestico igienico sanitario, carta da forno, carta per filtri, carta filigranata

ESERCITIAMOCI

Individua nel locale in cui ti trovi tutti gli oggetti di carta e cartone e cerca di classificarli in base al tipo di materiale cartaceo di cui sono composti.

Ripeti più volte lo stesso esercizio (a casa e a scuola) e in momenti differenti.

Prendi nota dei risultati della tua indagine. Fai un conteggio dei materiali registrando anche la frequenza con cui ricorrono e confronta i risultati con quelli dei tuoi compagni

E’ VERO CHE LA CARTA DISTRUGGE LE FORESTE?

In realtà, l’utilizzo di legname in Europa e nel Mondo è soltanto per il 12% conseguenza della produzione di carta.

La deforestazione è principalmente dovuta alla conversione delle foreste in terreni agricoli e alla raccolta di legname destinato ad altri usi.

In Europa, l’industria cartaria promuove una gestione sostenibile delle foreste per cui, per un albero tagliato ne vengono piantati tre.

PRODURRE CARTA EQUIVALE A SPRECARE ACQUA?

A partire dagli anni 1990 sono stati tanti gli interventi per sostenere l’industria della carta in termini di impatto ambientale e di gestione delle risorse materiali ed energetiche.

La tecnologia si è concentrata principalmente sulla riduzione del consumo dell’acqua attraverso una maggiore efficienza dei cicli produttivi. Ad esempio in Italia il settore cartario tra il 1970 e il 2000 ha ridotto il consumo idrico del 15% malgrado il consistente aumento della produzione di carta.

L’industria della carta è sostenibile. Oggi per produrre 1 tonnellata di carta si usano 24 metri cubi di acqua, nel 1970 ne occorrevano 100. Generalmente il 90% dell’acqua che si impiega nel processo produttivo è acqua di riciclo. Mentre solo il restante 10% è costituito da acqua di primo impiego.